Translate

domenica 10 aprile 2011

M. E. BOSSI «Opera omnia per organo voll. III-IV




M. E. BOSSI

«Opera omnia per organo vol. III»

Suonata per organo [op. 3a], Sei Sonate per Harmonium od Organo, Res Severa Magnum Gaudium op. 54, Quattro pezzi op. 59

Organo: Andrea Macinanti

TACTUS TC 862713



Lo specialista Macinanti ci svela i primi frutti usciti dalla penna di un promettente compositore. Il programma principia con la Suonata per organo [op. 3a - 1879], il primo lavoro per organo del diciottenne Marco Enrico, pianista diplomato e studente di composizione presso il Conservatorio di Milano. Macinanti qui sceglie la prima stesura dell'opera, pubblicata in seguito nel 1890 come Ouverture. Le peculiari sonorità dell'organo costruito nel 1875 dal varesino Giuseppe Bernasconi per la chiesa di S. Andrea Apostolo a Pralboino (Bs), svelano all'ascoltatore la tipologia di strumento per il quale il Nostro concepì questo lavoro; pensato appunto per l'organo costruito da Bernasconi nel 1875 per la Sala dei Concerti del Conservatorio di Milano.

Le qualità foniche dei Bernasconi (soprattutto il Ripieno), accompagnarono la prima fase creativa di Bossi, infatti presso la Cattedrale di Como – della quale fu maestro di cappella e organista dal 1881 al 1890 – fece realizzare da Pietro Bernasconi (fratello di Giuseppe) due grandiosi strumenti (purtroppo oggi non più esistenti) per i quali concepì le altre opere per organo registrate in questo volume.

La granitica suite in quattro tempi dal rigoroso titolo Res Severa Magnum Gaudium op. 54 del 1885 è da considerarsi come il manifesto della riforma ceciliana, di cui a breve Bossi sarebbe divenuto paladino e strenuo difensore. Nel 1890, infatti, egli vinse il concorso per la cattedra di organo e di armonia al Regio Conservatorio di Napoli e da lì si batté per ottenere riforme tecniche nella costruzione degli organi, affinché si potesse far conoscere anche in Italia la grande letteratura organistica tedesca e francese, a quel tempo impossibile da eseguirsi sugli strumenti «nostrani» dalla fisionomia bandistica.

In questa sublime architettura musicale si respira a pieni polmoni la linfa vitale di cui si nutriva il credo dei ferventi ceciliani: il canto ufficiale della chiesa romana (il «gregoriano»), la razionale visione armonica «alla Palestrina» e il contrappunto rigoroso «alla Bach».

La straordinaria musicalità e la perfetta aderenza di Andrea Macinanti alle intenzioni dell'autore; non solamente la scelta dello strumento (imprescindibile per la corretta restituzione dell'idioma musicale), ma anche le registrazioni, l'agogica, le diteggiature e le pedaleggiature originali, fanno di questo disco un autentico punto di riferimento in termini di esegesi bossiana.



***



M. E. BOSSI

«Opera omnia per organo vol. IV»

Suonata [op. 3b]; Ouverture op. 3; Trois Pièces op. 92; Postludio; Ave Maria (seconda); op. 142, nn. 1, 2, 5; Interludio; op. 127, n. 3, Intermezzo lirico; Ricercare

Organo: Andrea Macinanti

TACTUS TC 862714



Con il quarto volume prosegue la «missione» di Andrea Macinanti, esegeta colto, raffinato e passionale delle opere organistiche di Marco Enrico Bossi. Il programma ha il grande pregio di proporre brani di rarissimo ascolto, nonché di suggestiva bellezza. Incominciamo, quindi, col parlare delle composizioni senza numero d'opera, pubblicate in diverse riviste o miscellanee, di assai difficile reperibilità.

Davvero sorprendenti appaiono all'ascolto le atmosfere evocate dal Postludio (1898): etereo, grave e solenne; d'impianto modale, articolato con un fluente crescendo-diminuendo. Che dire, poi, dell'Ave Maria (seconda) – sicuramente molto meno frequentata della prima (op. 140, n. 2) – ma incredibilmente avvincente, svolta come un proporzionato poema sinfonico-mistico. O dell'Interludio (1911) dedicato alla memoria del grande Vincenzo Antonio Petrali, «Il principe degli organisti italiani». Un brano, quest'ultimo, che sembra essere stato «sciacquato nella Senna», ma che indubbiamente conserva il suo accento italico nella misura dell'espressiva cantabilità.

La qualità di queste squisite composizioni viene resa tangibile grazie alla tipologia degli strumenti prediletti dal Bossi, in grado di restituirne il corretto idioma. La scelta di Macinanti stavolta è caduta su due organi meravigliosi e autentici, come il Serassi/Vegezzi-Bossi/Vittino (1910) della Cattedrale di Saluzzo e il Carlo Vegezzi-Bossi (1912) di S. Martino ad Antagnod.

Il disco contiene anche il celeberrimo Chant du soir (op. 92, n. 1), che nella lettura del maestro bolognese tocca vertici assoluti per cantabilità, espressività, colore e libertà di fraseggio. Il tutto finalizzato a una visione della musica che va ben oltre le note e le indicazioni poste dall'autore, sublimandosi così in una spontanea testimonianza di amore per l'Arte.

Inoltre, come esempio dello studio sul processo compositivo di Bossi, sono state registrate anche la Suonata [op. 3b] e l'Ouverture op. 3; naturale complemento della Suonata per organo [op. 3a - 1879], contenuta nel terzo volume.


Nessun commento: