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giovedì 1 aprile 2010

Dalla Moratti alla Gelmini: al peggio non c'è mai fine!




Riportiamo per intero l'articolo del musicologo Claudio Bolzan in merito alla grave situazione dell'istruzione musicale in Italia, così come è stato pubblicato sul numero di aprile della rivista «MUSICA»



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La polemica di aprile 2010

Quali licei musicali?




Con il varo della riforma dell’istruzione secondaria e con il conseguente scompiglio per la situazione degli insegnanti precari e per la drastica riduzione del quadro orario, soprattutto negli Istituti tecnici e professionali, è emersa in tutta la sua drammaticità anche la questione dei nuovi Licei musicali e coreutici. Non sono pochi, infatti, gli interrogativi sollevati da dirigenti, insegnanti, forze sindacali, amministrazioni locali. Una prima domanda riguarda il numero di questi nuovi istituti. Stando alle ultime notizie (ma la situazione non è chiaramente definita), i Licei musicali autorizzati saranno in tutto 23 (e non 40 come ventilato in un primo momento) e uno solo coreutico (a Roma), stabiliti in base alle sperimentazioni finora attuate. Resta da chiedersi a questo punto: perché solo 23? E' chiaro che molti giovani provenienti dalle Scuole Medie ad indirizzo musicale non vi potranno accedere, così come sarà loro preclusa un’ulteriore formazione musicale, dato che la musica è totalmente esclusa dalla maggior parte degli altri istituti superiori.
Un altro grave problema riguarda poi il reclutamento dei docenti: chi andrà ad insegnare le materie ad indirizzo (strumento, storia della musica, armonia, teoria e composizione, ecc.)? Anche in questo caso la nebbia è fittissima. I Conservatori sono generalmente contrari a un reclutamento effettuato al loro interno e calato dall’alto, visto che ciò significherebbe un vero e proprio declassamento: del resto gli stipendi degli insegnanti degli istituti superiori sono nettamente inferiori rispetto a quelli degli insegnanti di Conservatorio, a fronte di un maggior numero di ore di lavoro e di attività di non insegnamento. Non si capisce poi con quali criteri dovrebbe avvenire il reclutamento. In un primo momento sembrava che dovessero essere utilizzati coloro che avevano conseguito una laurea di secondo livello (o specialistica), come sarebbe logico; di questo però non si parla affatto, così come non si parla di indire nuovi concorsi pubblici, anche perché ciò significherebbe un sostanziale incremento delle spese da parte dello Stato, mentre, si sa, la riforma dovrebbe avvenire senza eccessivi oneri!
Il senso di frustrazione da parte di chi ha tanto investito nello studio e nella formazione artistico-musicale non può che essere enorme. Inevitabile, a questo punto, un’altra domanda: a quale scopo sono state istituiti i corsi di laurea di secondo livello? Per arricchire ulteriormente il numero dei precari e dei disoccupati? Per un semplice adeguamento dei Conservatori alle Università? Ad ogni modo una convenzione tra i futuri Licei musicali e i Conservatori risulta necessaria per regolamento ministeriale, al fine di stabilire i criteri per gli esami di ammissione nel passaggio dalla Scuola Media (ad indirizzo musicale) al Liceo stesso; per stabilire i requisiti del personale; per gli apporti del Conservatorio in merito all’insegnamento di determinate discipline; per la valutazione delle competenze da fissare per l’ammissione degli alunni in uscita dal Liceo. Anche per questo le istituzioni scolastiche venete si sono già attivate, dando vita a un consorzio dei sette Conservatori presenti nel territorio, consorzio che si è posto in stretto collegamento con l’Ufficio Scolastico Regionale, allo scopo di dare avvio alla riforma in modo serio ed organico. Tanti problemi, insomma, e ancora poca chiarezza: i prossimi giorni dovrebbero comunque essere decisivi per poter meglio capire quale sarà il futuro scolastico dei giovani interessati alla musica e i destini di chi quest’arte vorrebbe e potrebbe insegnarla.


Claudio Bolzan


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