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martedì 19 agosto 2008

Memorie di grandi direttori in concerto (2): Claudio Abbado


Ecco un Claudio Abbado in gran spolvero che per due sere di seguito fa il “tutto esaurito”, naturalmente riempiendo di pubblico il «Ponchielli» di Cremona. Ma, soprattutto riempiendolo di musicalità, sempre tesa a battere repertori - meno usuali o più esplorati - con una visione di fondo sempre nuova e sorprendente. 

Come nel caso di Beethoven, un compositore la cui musica è assolutamente “di repertorio”, mediato da una lettura individuale, convincente ed espressiva. 

Partendo dall'edizione dell'«Eroica» curata dal musicologo Jonathan Del Mar, Abbado ha dato vita ad una enorme variazione in sviluppo quale è in sostanza la Terza Sinfonia. L'Orchestra Mozart ha seguito alla lettera la concertazione “puntillista” di Abbado, il quale ha trattato le famiglie strumentali (archi, legni, ottoni) con un'impronta solistica, ponendo attenzione ad ogni sonorità, perfettamente udibile singolarmente, ma straordinariamente coesa nell'amalgama sonoro: che meraviglia lo Scherzo! Anche dopo averlo ascoltato centinaia di volte, la bacchetta di Abbado è riuscita a dischiuderlo come fosse inaudito.


Sbalorditiva freschezza ed originalità hanno pervaso l'intero programma beethoveniano, iniziato con la tempestosa Ouverture Coriolano (eseguita sia nella strumentazione originale, sia in quella mahleriana) e proseguito con l'«Eroica». Ottima anche  la prova fornita dal fagottista Guilhaume Santana, solista nell'immancabile tributo al Mozart del Concerto per fagotto e orchestra


Di concerti simili se ne dovrebbero organizzarne sovente, serate arricchenti capaci di trasmettere messaggi universali che vanno al di là del puro tecnicismo, messaggi di umanità e di fiducia in un futuro in cui si possa ancora parlare la lingua della cultura ed essere ancora ascoltati e capiti.

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